Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 09 dicembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Come le HFO migliorano la clinica dell’epilessia. La ricerca degli ultimi dieci anni, nel campo delle alterazioni dell’elettroencefalogramma (EEG) legate all’epilessia, si è focalizzata sulle oscillazioni interictali di alta frequenza (HFO) maggiori di 80 Hz. Dopo la prima applicazione di questi studi per la terapia chirurgica dell’epilessia, le nuove conoscenze sono state impiegate per la diagnosi di gravità del disturbo epilettico e per il monitoraggio della terapia farmacologica. Nuove analisi stanno ora cercando di definire con precisione i caratteri che consentono di distinguere le HFO fisiologiche da quelle patologiche. Ad esempio, l’analisi della microstruttura del sonno ha dimostrato un diverso accoppiamento fra HFO all’interno e all’esterno della zona epilettogena. Recenti evidenze dimostrano che le HFO consentono di misurare il grado di attività della malattia epilettica e valutare la risposta al trattamento, mediante procedure non invasive quali, appunto, l’EEG e la MEG (magnetoencefalografia). Questo approccio è molto promettente nei bambini che presentano un’elevata frequenza di HFO. Nella sindrome di West la proporzione delle HFO si riduce dopo il trattamento con ACTH. La presenza di HFO quando compaiono i picchi in corrispondenza della circonvoluzione di Rolando è strettamente correlata alla frequenza delle crisi. Questi ed altri dati simili suggeriscono la possibilità di un efficace impiego di routine del rilievo delle onde di alta frequenza nella clinica dell’epilessia [Frauscher B., et al. Epilepsia 58 (8): 1316-1329, 2017].

 

Risolta una controversia sul Disturbo Disforico Premestruale (PMDD) con uno studio su giovani donne sane. La diagnosi di PMDD (premenstrual dysphoric disorder) è da tempo oggetto di critiche che derivano soprattutto dalla divergenza di opinione circa la reale esistenza nelle donne di una sindrome caratterizzata da forti oscillazioni dell’umore nel periodo premestruale. Alcuni autori di manuali di psichiatria sostengono che i sintomi rilevati in periodo premestruale non siano altro che l’accentuazione di una normale fluttuazione dell’umore conseguente alle variazioni neuroendocrine ciclicamente presenti in tutte le donne, e che la diagnosi di PMDD porti a patologizzare una condizione fisiologica. Lorenz, Gesselman e Vitzthum hanno studiato, per un periodo da due a sei cicli mestruali consecutivi, in 27 donne di età compresa tra i 18 e i 35 anni, le variazioni quotidiane dell’umore negativo, riferendolo a manifestazioni sintomatiche quali: 1) depressione, 2) nervosismo, 3) irritabilità e 4) stanchezza. I ricercatori hanno impiegato una metodologia statistica di analisi dei dati per discriminare quanto della variazione nei rilievi quotidiani fosse dovuta al giorno, quanto al ciclo e quanto fosse individuale.

I risultati, in questo campione, sono di una inconfutabile evidenza: la maggioranza assoluta della variazione, dal 78 al 98%, era dovuta a fluttuazioni giornaliere e non presenta alcun elemento dello standard pattern caratterizzato dall’eccitazione premestruale seguita dalla caduta depressiva post-mestruale. Questo risultato indica che le manifestazioni ricondotte alla diagnosi di PMDD non sono una semplice accentuazione dell’andamento dell’umore di tutte le donne in normali condizioni fisiologiche, ma costituiscono una specifica alterazione qualitativa di parametri funzionali, associata alle fasi del ciclo mestruale.

Lo studio ha anche rilevato che la configurazione individuale dei parametri (pattern) era relativamente stabile da ciclo a ciclo; pertanto, studiare e rilevare eventuali deviazioni nel tempo dal profilo delle oscillazioni di umore proprio di ciascuna donna, potrebbe avere una maggiore utilità clinica del rilievo della variazione da una “norma” presunta ma non realmente riscontrabile, come accaduto in questo campione di donne sane. [Lorenz T. K. et al., Womens Reprod Health (Phila) 4 (2): 77-88, 2017].

 

Una scoperta per capire come si percepisce lo spazio può risolvere un antico problema. La visione stereoscopica, con la percezione e la stima della profondità dello spazio, deriva dalla fusione delle immagini provenienti dai due occhi. Il modo in cui si realizza la sfasatura e la sintesi necessarie ad ottenere questa abilità costituisce il “problema della corrispondenza binoculare” finora irrisolto. Chen e colleghi, usando l’imaging ottico della corteccia visiva di scimmia, hanno accertato che la specifica elaborazione si verifica in due domini di V2 e che l’organizzazione funzionale di V2 può facilitare la messa in comune dei segnali di disparità che possono ridurre le false uguaglianze, risolvendo il problema della corrispondenza tra i due occhi. [Cfr. Gang Chen et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.1614452114, 2017].

 

Differenza legata al sesso nell’atteggiamento dei ricercatori. Gli uomini sono più propensi delle donne a mettere in comune il proprio lavoro scientifico, con l’80% disposto a condividere il PDF dell’ultimo studio realizzato con altri ricercatori, e oltre il 60% pronto ad inviare i propri dati agli autori dello studio stesso dal quale si traggono questi dati. Fra le donne le percentuali erano molto più basse. La maggiore generosità è stata rilevata nell’interazione fra uomini, mentre in tutte le altre combinazioni, ossia donna-donna, uomo-donna, donna-uomo, la disponibilità alla condivisione è risultata bassa. [Cfr. Massen J. J. M., Sci Rep. 7 (1): 12927, 2017].

 

Discussione di BM&L-Italia sull’associazione di bassi livelli di pH ai disturbi mentali. Sia la possibilità di un ruolo causale, innescante o scatenante, come nel caso del disturbo di panico o sintomi da cosiddetta somatizzazione dell’ansia, sia la possibilità di un rilevante esito fisiopatologico dei grandi disturbi psichiatrici con sintomatologia psicotica, quali la schizofrenia e il disturbo bipolare, sono stati presi in considerazione per i bassi livelli di pH cerebrale in un’articolata discussione che ha avuto luogo fra membri della nostra società scientifica. La suscettibilità individuale di alcune persone alle piccole variazioni dell’equilibrio acido-base del cervello, così come la possibilità di scatenare in animali da esperimento reazioni di panico con l’iniezione di CO2 nell’amigdala, sono note da tempo, ma a queste nozioni si sono aggiunti anche i rilievi autoptici di pH cerebrale più acido nei pazienti affetti da disturbo bipolare e schizofrenia. Si è perciò deciso un approfondimento di quanto emerso dagli studi più recenti, che sarà pubblicato la prossima settimana.

 

Notule

BM&L-09 dicembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.